Grazie alla collaborazione con la Fondazione don Carlo Gnocchi siamo riusciti ad avviare negli scorsi mesi un programma di Sviluppo Inclusivo su Base Comunitaria a  Dala, nella periferia di Yangon. Ecco la testimonianza della coordinatrice in loco, Teresa Sassu.

 La collaborazione con la Fondazione Don Carlo Gnocchi nasce in seguito ad una loro visita in Myanmar ancora nel 2018. Dopo questa visita si è avviata una partnership grazie alla quale la FDCG è riuscita a mandare nel 2020 una coordinatrice, Teresa Sassu, che ha aperto le possibilità di avviare nuove collaborazioni nel settore della disabilità. Dopo averci aiutato a migliorare l’approccio alla disabilità dei progetti già avviati a Taunggyi e a Yangon, ha contribuito ad avviare nuovi progetti per lo Sviluppo Inclusivo su Base Comunitaria (un’evoluzione della Riabilitazione su Base Comunitaria che già conoscete) nella zona di Kyaing Tong e nella periferia di Yangon.

Dopo aver avviato il Dayamit Community College e aver effettuato alcune distribuzioni alimentari a Dala, un quartiere periferico di Yangon,  il nostro staff in loco ha rilevato un crescente bisogno nel settore della disabilità. La collaborazione con la FDCG è stata quindi preziosissima per rispondere in maniera tempestiva a questi bisogni.

Vi riportiamo di seguito le parole di Teresa:

“L’intervento congiunto NHI-FDCG a Dala è iniziato nell’aprile 2021, a due mesi dal colpo di Stato che ha messo in ginocchio il Paese già duramente colpito dal Covid. Abbiamo iniziato con una prima mappatura della zona e l’individuazione delle famiglie con una persona disabile a carico, con lo scopo di avviare delle attività che rispondessero ai loro bisogni riabilitativi, educativi e di inclusione sociale, come previsto dalla strategia SIBC (Sviluppo Inclusivo su Base Comunitaria) dell’OMS.

Il progetto riabilitativo si è iniziato a sviluppare presso il Dayamit Community College, con l’intenzione di sensibilizzare gli studenti e I frequentatori della scuola al “diverso”. Poter vedere persone con disabilità fisiche o con evidenti ritardi dello sviluppo e osservare il lavoro di riabilitazione portato avanti da un fisioterapista e un terapista Meziere ha permesso di far conoscere realtà sconosciute ai più.

I primi mesi sono serviti a gettare le basi in termini di sensibilizzazione e presa di coscienza di alcune condizioni di salute e di professioni riabilitative (quali il fisioterapista), oltre che di approccio incentrato sulla persona (tipico di FDCG), olistico e multidisciplinare nel lavoro “con” e “per” le persone con disabilità.

Da marzo 2022 esiste un centro riabilitativo separato nel quale opera il Team Riabilitativo composto da una fisioterapista, un terapista Meziere e 3 promotori. È una squadra composta da ragazzi entusiasti e volenterosi che si stanno mettendo in gioco per contribuire allo sviluppo della propria comunità.

Settimanalmente, i 18 beneficiari del programma svolgono esercizi di fisioterapia ed educazione speciale, spesso in compagnia di bambini che vivono nelle vicinanze e che hanno perfettamente colto il senso di vicinanza e cura dell”Altro” in condizioni di necessità. È molto bello osservare i primi passi verso l’inclusione e poter contare su una comunità che sta iniziando a capire la tipologia di intervento che portiamo avanti.

Concretamente, questo si sviluppa in sedute terapeutiche e attività di gruppo con minori e famiglie a cadenza settimanale, in referral medici e in visite domiciliari. Parallelamente, proponiamo percorsi di formazione professionale e motivazionale degli operatori e avviamo collaborazioni con altre realtà locali perché i beneficiari ricevano un appropriato assessment clinico.

Il lavoro da fare è tanto, soprattutto in termini di mentalità e approccio alla disabilità: dalla presa in carico della persona, osservandone e soddisfacendone i bisogni, all’esplorarne le capacità in modo da aiutarla a vivere una vita dignitosa e piena, per quanto possibile.

Una particolarità del progetto di Dala è che i promotori sono tutti maschi, cosa abbastanza inusuale: di solito, nella società birmana, è la donna che svolge il ruolo di caregiver. Anche questo può essere un piccolo segnale di cambiamento di mentalità, scardinando lo stereotipo secondo il quale il ruolo di cura e assistenza sia prerogativa femminile e promuovendo un ruolo più attivo e partecipe del genere maschile.

Al momento le sfide sono molteplici, a partire dalla forte instabilità politica che non permette di lavorare serenamente, visti i controlli da parte dei militari, i numerosi checkpoints e il divieto per le moto di circolare per il sobborgo. Questo comporta un notevole disagio, limitando gli spostamenti e obbligando il Team a trovare sempre nuove strategie per far fronte al problema del trasporto.

Nonostante ciò, grazie alla motivazione, al forte spirito di gruppo e alla dedizione del Team, continuiamo a fornire il nostro supporto e a implementare le diverse attività che abbiamo pensato per il prossimo futuro, a partire dagli assessment clinici e agli incontri di sensibilizzazione dei genitori sul tema della disabilità che avverranno nel mese di luglio.”

 

Non ci resta che augurare buona fortuna a Teresa e a tutto il team riabilitativo per questa nuova avventura, siamo certi che il loro lavoro migliorerà concretamente la vita di tante persone!