Dopo uno stop di parecchi mesi, ritorniamo con la nostra rubrica “STORIE DELL’ALTRO MONDO” con un capitolo decisamente speciale! Oggi vi raccontiamo la storia di Moufida, la direttrice del centro Oxy Jeunes a Tozeur, in Tunisia, una donna forte e determinata che, grazie alla propria dedizione per i ragazzi, è riuscita ad avere un impatto enorme sulla comunità in cui vive.
Dall’inizio del 2023 supportiamo il centro Oxy Jeunes, e abbiamo visto enormi risultati in questo centro e nella comunità in cui è nato. Ma non ve li potremmo mai raccontare nello stesso modo in cui ne parla Moufida, in quel modo emozionato con cui ci racconta dei suoi giovani e di quello che stanno facendo per la comunità.
MOUFIDA E IL SUO SOGNO
“Io sono Moufida Hachef, 36 anni, diplomata in letteratura e civilizzazione inglese.
Arrivo da una famiglia povera, con scarsi mezzi e risorse, con 6 figli. Mia madre era casalinga e non è andata a scuola quindi il suo sogno era che le sue figlie potessero avere un diploma, da qui è nata l’ambizione dentro di noi di poter studiare.
Io sono sempre stata la prima della classe, ho ottenuto una laurea senza avere mai avuto bisogno di ripetizioni private. Tutti i miei compagni del baccalaureato hanno dovuto fare degli studi privati per filosofia o arabo ma io non ho mai avuto bisogno dei corsi né ho mai avuto possibilità di farli per mancanza di mezzi. La prima volta che sono uscita dal mio quartiere è stato per andare all’università.
Ho gustato tutti i gusti della povertà. Tutti gli anni ho usato dei libri usati del nostro vicino, non sono mai andata alle gite, vedevo che i compagni andavano in gita ma io non potevo. Avevo sempre dei vestiti usati dei miei vicini perché siamo una famiglia numerosa e mio papà lavorava come poteva per mantenerci e questa è stata la motivazione principale della mia ambizione nello studio.
Quando ho avuto il diploma ho iniziato a tenere delle lezioni per i bambini per supportare anche io l’economia della mia famiglia, per permettere ai miei fratelli di studiare, mia sorella aveva anche iniziato il master. Volevo rendere a mio padre i soldi che aveva investito nei miei studi e aiutare i miei fratelli a studiare.
Addirittura all’università avevo un dinaro al giorno mentre i miei compagni spendevano decine di dinari al giorno, non arrivavo mai in tempo alla prima lezione della mattina perché non avevo i soldi per prendere il taxi. Non avevo una borsa di studio statale perché comunque mio padre aveva un lavoro e non ne avevo diritto.
Quando ho conseguito la laurea, nel mese di agosto ho iniziato a dare lezioni in casa per i bambini. Ma la proprietaria della casa non voleva che venissero i bambini in casa e mi ha quindi vietato di fare le lezioni in casa. Io ho dato a mio padre una parte del guadagno e una parte l’ho tenuta per me per iniziare a fare un progetto di scuola dell’infanzia e nel settembre 2011 ho affittato una casa. Tutti i giorni dalle 8 del mattino alle 8 di sera tenevo i bambini, ma sentivo che non era il mio sogno, la mia missione nella vita…perché in quel modo vedevo il bambino come una fonte di reddito e non in un’ottica educativa. E questo non mi apparteneva.
ARRIVO AL CENTRO
Allora ho iniziato a fare delle attività di volontariato in associazioni. Nel 2015 ho deciso di chiudere la scuola d’infanzia, nonostante guadagnassi bene e avessi aiutato i miei fratelli a studiare e mio papà a comprare una casa. Ma non era quello che volevo per la mia vita, volevo essere di aiuto per le persone che avevano vissuto un’infanzia come la mia. Facendo volontariato ho incontrato una collega, che mi ha detto che la direttrice del centro di Amal voleva lasciare il posto, ma che non avevano trovato nessuno. Mi ha spiegato come funzionava il centro e allora ho provato a candidarmi.
Ho quindi preso appuntamento con Monia, fondatrice e supervisore del centro, e mi sono trovata davanti a una donna molto forte, non una persona severa ma dedicata ai bambini, che ho iniziato ad ammirare subito. Dopo un primo periodo di prova e di affiancamento, a dicembre 2015 ho iniziato a lavorare da sola e ho fatto una piccola rivoluzione nel centro, ho cambiato la modalità di lavoro con gli educatori e allargato gli orizzonti cercando nuovi partner. Prima era tutto all’interno dei muri e io ho cercato di aprirci per collaborare con altri partner, con le autorità locali, con le istituzioni.
E così è cominciato, ogni anno faccio delle nuove evoluzioni per il centro. Proprio grazie a Monia, la fondatrice del centro, e al suo accompagnamento sono migliorata nella redazione dei rapporti, nella pianificazione, nel rapporto con le educatrici … mi ha affiancato passo passo e le sono grata per questo.
IL COINVOLGIMENTO DEI GIOVANI DEL QUARTIERE E L’INCONTRO CON NHI
Nel 2017 ho deciso che volevo ampliare la nostra offerta sostenendo i ragazzi anche dopo il nono anno di scuola, perché era importante mantenere i giovani all’interno dell’associazione. Purtroppo il direttore dell’associazione che era in carica a quel tempo non ha accettato la proposta, dopo varie discussioni ha finalmente accettato. Io vedevo il futuro dell’associazione in quei giovani, perché li avevamo formati noi e non aveva senso mandarli via.
Ho quindi cominciato a fare delle piccole attività con loro (montaggio video, scrittura curriculum, internet). Questi giovani sono cresciuti e hanno cominciato a proporre loro delle attività nel centro, a prendersi qualche responsabilità, ad aiutarci in alcune attività in cui i bambini erano più numerosi.
Nel 2019 è cambiato il comitato dell’associazione e Semia, la nuova presidente, ha apprezzato il lavoro fatto e la fidelizzazione dei giovani e delle famiglie, valorizzando il nostro lavoro.
Dopo l’isolamento del Covid e l’assenza di fondi successiva, a gennaio 2021 ero io da sola con una ragazza che veniva qualche ora a settimana e i giovani volontari ad aiutare. A fine 2021 si sono uniti a noi Marco e Anand come volontari, e mi hanno aiutata a gestire le attività con i ragazzi. Abbiamo quindi avviato dei corsi di supporto alle lingue straniere, come supporto scolastico. Abbiamo organizzato delle uscite, finanziate da loro, e hanno anche contribuito alla distribuzione dei kit scolastici nel 2021, nel 2022 e nel 2023.
Con loro sono cominciate delle nuove opportunità, sono arrivati dei partner stranieri a scoprire il nostro centro ed è così che abbiamo incontrato a gennaio 2022 New Humanity International.
A gennaio 2023 è iniziato il finanziamento di NHI e abbiamo potuto ampliare lo staff che ci ha permesso così di APRIRE LE ALI E DI ALLARGARE LE ATTIVITÀ, di acquistare nuovo materiale e ampliare la nostra offerta.
I GIOVANI SI PRENDONO LA RESPONSABILITÀ DELLA PROPRIA COMUNITÀ
Attualmente il centro è davvero la seconda casa dei giovani, abbiamo fatto tutto insieme e questo ha permesso di aumentare il loro senso di appartenenza. Hanno scelto loro il nome: Oxy Jeunes. Per loro il centro è questo: ossigeno, per respirare la libertà la gioia e potersi esprimere liberamente. Qua non ci sono stereotipi o discriminazioni di genere, maschi e femmine fanno le stesse cose, aiutano tutti in qualsiasi cosa, a servire il the e il caffè, a far giocare i bambini più piccoli… Per qualsiasi decisione cerco di coinvolgerli perché vedo in loro il futuro del centro.
Abbiamo dato l’opportunità ai giovani di partecipare a degli scambi internazionali, in Francia e in Marocco. In Turchia sui diritti dell’infanzia nel mondo arabo. Voglio dare a loro la possibilità di vedere il mondo straniero, anche per scoprire che non è sempre meglio andare fuori…ci sono problemi dappertutto e le condizioni di vita possono essere dure anche all’estero. Abbiamo creato un consiglio consultativo di giovani, composto da 10 giovani che programmano delle ATTIVITÀ PER LA COMUNITÀ. Per esempio alla fine del Ramadan hanno organizzato una raccolta alimentare per le famiglie povere, hanno organizzato la riqualificazione degli edifici scolastici pubblici del quartiere attraverso dei murales o dei lavori di pulizia. Un vero segno di speranza in un quartiere povero come il nostro.
Mahmood rappresenta il centro davanti ai partner, in quanto presidente del consiglio dei giovani. Vederlo presentare il centro di fronte ai partner mi ha dato tanto orgoglio, come quello di una madre. Mahmood è cresciuto qua dentro e quando lo vedo prendere più responsabilità mi sento davvero fiera di quello che abbiamo fatto insieme.
Jinen è una ragazza orfana di padre, che vive con i nonni. Non era mai andata al mare, appena siamo saliti sull’autobus per la vacanza estiva mi ha abbracciato e mi ha ringraziato per la grande opportunità di andare al mare. Quando siamo entrati in mare mi ha nuotato incontro e mi ha abbracciato entusiasta.
Abdelkader, un ragazzo di 18 anni, aveva lasciato la scuola per un problema con un professore e non voleva più andare a scuola. È rimasto a casa nel 2020 e poi è venuto al centro, stando in mezzo ai giovani ha cominciato a frequentare le attività e gli è tornata la voglia di andare a scuola. Quando è arrivato aveva un comportamento deviato, fumava si comportava male…ma poi l’ambiente qua lo ha cambiato. Lo abbiamo supportato nella domanda di reintegrazione a scuola, inoltrata direttamente alla delegazione dell’educazione, e quindi nel 2023 ha ripreso la scuola che ora sta frequentando regolarmente per ottenere il diploma.
Io non ho figli e mi dedico a loro come se fossero i miei figli. Cosa che mi impedisce di partecipare anche ad eventi famigliari, ho rifiutato delle proposte di matrimonio per potermi dedicare interamente al centro. Vedo il centro come un mio progetto di vita, anche perché mi rivedo nella storia di questi bambini. Con pochi mezzi, senza la possibilità di trovare uno spazio come questo che mi desse delle opportunità. Parlo ai ragazzi dicendo di cogliere tutte queste opportunità e anche ai genitori per dirgli che un centro così li può lanciare in un futuro migliore.
Anche le educatrici si impegnano tantissimo e io mi sento responsabile di tutti.
Parlo con fierezza del centro, ci sono generazioni passate dal centro…c’è qualcuno che è diventato insegnante, che è andato a lavorare al teatro. C’è un ragazzo che insegna a scuola e il direttore ci ha ringraziato perché è sempre creativo e propositivo.
La storia della mia famiglia è povera ma ci hanno trasmesso stabilità e buoni valori, eravamo sempre felici. Per questo sono riuscita a diventare forte e a combattere per i bambini. È grazie alla mia famiglia. Mia mamma ha combattuto per farci studiare, perché credeva fermamente che questo fosse il futuro delle sue figlie. È anche grazie a loro se il centro adesso è realtà.”
Non possiamo che rimanere ammirati dalla storia di Moufida, e cercare in ogni modo di sostenere e supportare il suo sogno che sta contagiando tanti giovani che vogliono spendersi per la propria comunità.
Grazie Moufida!
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